| 
                   
                  Una disamina comparativa delle figure 
                  professionali nel mondo subacqueo dell’industria, delle 
                  attività commerciali e della scienza permette di rilevare 
                  sostanziali differenze fra la situazione nazionale e quella 
                  internazionale. Da un lato la situazione del Mare del Nord e 
                  delle acque Inglesi, area di tipica origine e dominanza di 
                  IMCA (International Marine Contractors Association), dove le 
                  “unions” imperano tanto decisamente e energicamente da potere 
                  decretare arresti a oltranza alle operazioni e determinare una 
                  gestione unitaria dei rapporti tra gli operatori subacquei e i 
                  contrattisti che li impiegano. Dall’altro la situazione delle 
                  zone Nord Americane e Centro Americane, aree di origine e 
                  dominanza di ADC int. (Association of Diving Contractors 
                  international), dove vigono le disposizioni normative della 
                  Coast Guard per il lavoro subacqueo mentre le linee guida (Consensus 
                  standards for underwater operations and commercial diving) 
                  della Associazione indicano e regolano i requisiti minimi di 
                  sicurezza, i criteri certificativi degli Operatori e i loro 
                  rapporti con i Contrattisti che li impiegano. Da un altro lato 
                  ancora, nelle aree più lontane e industrialmente meno 
                  organizzate di Asia e Africa, si rilevano carenze 
                  organizzative e legislative e assenze tanto di criteri 
                  formativi e certificativi formalizzati e uniformi quanto di 
                  linee guida e disposizioni relative alla sicurezza e alla 
                  modalità esecutiva degli interventi. Ancora mancanti o 
                  scarsamente applicati in queste aree sono gli aspetti 
                  contrattuali e sindacali volti alla reciproca tutela e 
                  garanzia di Operatori e di Contrattisti. Infine dall’ultimo 
                  lato considerato, quello Mediterraneo, focalizzato sulla 
                  situazione nazionale Italiana, si può solo rilevare una 
                  situazione storicamente incerta e lacunosa in termini di 
                  requisiti formativi e certificativi, linee guida e codici di 
                  buona pratica per la esecuzione degli interventi subacquei 
                  professionali. Gli aspetti sindacali e organizzativi di 
                  categoria degli Operatori si sono limitati a conati 
                  organizzativi di un evanescente SIOSI (Sindacato Italiano 
                  Operatori Subacquei e Iperbarici) tra la fine degli anni “70 e 
                  gli anni “80, seguiti da un’altrettanto fatua ANPS 
                  (Associazione Nazionale Professionisti Subacquei) creata con 
                  mere finalità politiche pindariche negli anni “90 giocando 
                  sulla assonanza con la vera e preesistente ANPS (Associazione 
                  Nazionale Palombari e Sommozzatori) costituitasi nel 1978 e da 
                  allora mantenuta in dignitosa vita latente senza finalità o 
                  iniziative sindacali. Né si può trovare il conforto di una 
                  organizzazione solida e attiva sul lato dei Contrattisti dove 
                  l’unica Associazione esistente, AISI (Associazione 
                  Imprenditori Subacquei Italiani), in quasi due lustri di 
                  esistenza non ha saputo procedere a espandersi oltre al 
                  ristretto consesso dei cinque membri fondatori, anzi sembra 
                  avere bene evitato di aprirsi al congruo numero di ditte, 
                  imprese e cooperative che costituiscono il tessuto a trama 
                  fine della imprenditoria subacquea Italiana. Su questi 
                  presupposti lo sguardo globale che viene dato al quadro delle 
                  attività subacquee professionali (industriali, commerciali e 
                  scientifiche) è abbastanza sconfortante e porta istintivamente 
                  a un confronto storico di parallelismo con una tradizione 
                  secolare che dal suo primo apparire, in un lontano giorno del 
                  264 a. C. in occasione dei funerali di Giunio Bruto Pera, sino 
                  a quando l’imperatore Onorio vi pose fine, agli inizi del V 
                  secolo d.C., caratterizzò la civiltà e la vita sociale di Roma 
                  repubblicana e imperiale. Si tratta della tradizione dei 
                  gladiatori la cui vita, organizzazione, tradizione sembra 
                  trovare pieno riflesso nella analisi del professionismo 
                  subacqueo nazionale odierno. Vi era il gladiatore forzato (damnatus 
                  ad ludum) e vi era il gladiatore volontario (auctoratus). 
                  Entravano a far parte della stessa organizzazione (familia) 
                  sulla quale governava il lanista o proprietario insindacabile, 
                  tramite il possesso o il contratto (auctoramentum), che era 
                  assistito, per il loro addestramento, dalle figure del doctor 
                  e del magister e alla quale ricorreva per i ludi gladiatorii 
                  l’editor muneris. Oltre venti secoli sono trascorsi da quella 
                  condizione di precario combattimento, eppure nulla sembra 
                  essere cambiato per i nuovi gladiatori del terzo millennio sui 
                  quali continuano a incombere le ombre del lanista, del doctor, 
                  del magister e non ultima quella dell’editor muneris. La 
                  mancanza di una normativa precisa e bilanciata con le già 
                  vigenti normative di altri paesi europei (e.g. Norvegia, 
                  Inghilterra, Francia), aggravata dagli sconsiderati e 
                  fallimentari conati che contrattisti e imprenditori hanno 
                  tentato e continuano a tentare di trasformare in proposta di 
                  legge senza discernere tra attività ricreative (nelle quali 
                  trovano pure posto figure professionali) e attività 
                  industriali e scientifiche. Nel volgere di 50 anni, tanti sono 
                  quasi quelli trascorsi dalla nascita di CMAS, primo organismo 
                  internazionale a darsi regole per ogni area di attività, le 
                  attività subacquee si sono differenziate, oltre a quelle 
                  militari che costituiscono mondo chiuso in se stesso, in 
                  ricreative, industriali, scientifiche : tre aree non miscibili 
                  e non intercambiabili tra loro che devono essere anche in 
                  termini di normativa e legislazione separate da valli non 
                  valicabili né aggirabili  |